Operazione dei carabinieri contro la ‘ndrangheta nel Reggino

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antonella547
CAT_IMG Posted on 1/7/2010, 20:29












REGGIO CALABRIA. I Carabinieri di Reggio Calabria hanno eseguito a Locri e Melito Porto Salvo un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del Tribunale della città dello Stretto a carico di sei persone, a vario titolo indagate per associazione a delinquere di tipo mafioso, usura, frode in esecuzione di contratto d’appalto, truffa aggravata, intestazione fittizia di beni, che avrebbero agito per favorire la cosca Cordì di Locri. Il provvedimento di sequestro beni interessa imprese commerciali ed il loro patrimonio aziendale per un valore di circa 500.000 euro. L’operazione, denominata in codice “ Giano”, avviata nell’ottobre 2009, è la naturale prosecuzione dell’attività investigativa denominata “Shark”, che nel settembre dello scorso aveva portato all’esecuzione di 16 Ordinanze di Custodia Cautelare in Carcere nei confronti di altrettanti soggetti a vario titolo indagati per associazione per delinquere di tipo mafioso (con l’aggravante dell’essere l’associazione armata) finalizzata alla commissione di una pluralità di reati, tra cui rapine, estorsioni, usura, esercizio abusivo del credito, danneggiamenti, detenzione e porto illegale di armi ed altro, nonché al contestuale fermo di altri 2 soggetti indiziati di essere “capi-promotori” del sodalizio mafioso ed al sequestro preventivo di un’agenzia di mediazione immobiliare e di un esercizio commerciale, entrambi con sede a Locri e riconducibili al contesto associativo indagato. Nella Locride sono stati impegnati circa 70 Carabinieri del Gruppo di Locri con il supporto di militari dello Squadrone Eliportato Carabinieri Cacciatori “Calabria”. Nell’ambito dell’operazione “Giano”, condotta stamani dai Carabinieri e coordinata dalla Dda, gli inquirenti hanno sequestrato, nei due punti vendita di Locri e Melito Porto Salvo della società “auto Fashion”, riconducibile - secondo l’accusa - alla cosca Cordì, auto di grossa cilindrata. Tra queste, una Ferrari, una Cadillac, due moto d’acqua, e due quad. Le sei persone arrestate dai Carabinieri, in esecuzione di un provvedimento del gip del tribunale di Reggio Calabria, a vario titolo, sono accusate di associazione mafiosa, usura, frode in esecuzione di contratto d’appalto, truffa aggravata, intestazione fittizia di beni. Agli indagati viene contestato anche di aver agito per favorire la ‘ndrangheta di riferimento, quella dei Cordì di Locri. Le indagini hanno messo a fuoco oltre che la capacità della ‘ndrangheta di aggredire le componenti sociali ed istituzionali locali, anche gli interessi economici, patrimoniali e societari riconducibili sia agli affiliati a questa cosca storica sia ai loro prestanome. L’accertamento ha colpito anche il reimpiego dei capitali illecitamente accumulati. L’attività dei carabinieri, coordinata dalla DDA, si è basata su intercettazioni telefoniche ed ambientali, investigazione tradizionale e sulle dichiarazioni rese da Rocco Rispoli e Luca Rodinò, “altre vittime dell’attività usuraria” che hanno deciso di “liberarsi dal giogo degli usurai e raccontare anni di soprusi e vessazioni subite”. Altro tassello importante ai fini della costruzione del quadro investigativo è stato il collaboratore di giustizia Vincenzo Marino
 
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